22 de octubre de 2009 | Noticias | Caducando la impunidad | Derechos humanos
Domenica prossima i cittadini uruguaiani decideranno – con un plebiscito celebrato insieme alle elezioni nazionali – sull’annullamento di una legge che ha garantito l’impunità di coloro che violarono i diritti umani durante l’ultima dittatura militare, avvenuta nel paese tra il 1973 e il 1985.
Il 1989 fu l’anno in cui si concretizzò il peggior scenario possibile: dopo una lunga campagna per ottenere le firme necessarie a sottoporre a plebiscito la “Legge di Prescrizione del Diritto Punitivo dello Stato” (conosciuta come legge d’impunità), che protegge i militari che violarono i diritti umani durante l’ultima dittatura militare, la legge è stata mantenuta ottenendo il 52 per cento dei voti, di fronte al 40 per cento dei cittadini che volevano annullarla.
L’ombra della dittatura si proiettava così fino alla fine degli anni ’80. La paura di un suo ritorno, la minaccia velata (e nemmeno tanto) ai cittadini da parte di coloro che avevano sequestrato tutto un paese per 12 anni, con l’appoggio di buona parte del sistema politico del momento e dei grandi mezzi di comunicazione, aveva trionfato. Ora di fatto esistevano due classi di cittadini, quelli intoccabili da parte del Potere Giudiziario e noi, il resto.
Dovettero passare sette anni perchè il ricordo, il desiderio di giustizia ed il “Mai più!” al terrorismo di Stato vincessero di nuovo le strade. Il 20 maggio 1996 venne realizzata la prima “Marcia del Silenzio”: l’elezione del giorno non fu fortuita, dato che in quella data, però del 1976, apparsero assassinati dalla dittatura del Cono Sud i senatori Zelmar Michelini ed Héctor Gutiérrez Ruiz e i militanti di sinistra Rosario Barredo e William Whitelaw, inoltre sparì il militante Manuel Liberoff. Nonostante lo sforzo di coloro che dirigevano lo Stato per negare il passato, questo risorgeva. L’ingiustizia può decretarsi nei documenti, ma non si può mantenere.
Anno dopo anno la manifestazione fu crescendo e il tema tornò a riproporsi. Tanto che il governo del presidente di destra Jorge Batlle convocò, al principio di questo decennio, una commissione per indagare ciò che era successo con i desaparecidos e con i bambini sequestrati. Però fu solo con l’assunzione del governo di sinistra del Frente Amplio che alcuni di coloro che avevano violato i diritti umani durante la dittatura dovettero rispondere dei loro crimini.
Reinterpretando la legge d’impunità, l’Esecutivo intese che gli alti mandanti della dittatura non erano compresi nella stessa, il che significò che alcuni di loro furono processati.
Inoltre apparvero i primi corpi di desaparecidos. L’operaio metallurgico Ubagesner Chávez Sosa fu il primo ad apparire, sotterrato in una base aerea: la sua sepoltura si trasformò non solo in un omaggio al suo compromesso e alla sua lotta, ma anche in un grido chiaro di “Ora Basta”.
Nel 2008 la centrale operaia (il PIT-CNT), le organizzazioni dei familiari dei desaparecidos, gli ex detenuti politici, la Federazione degli Studenti Universitari dell’Uruguay (FEUU), diverse organizzazioni della società civile, alcuni gruppi politici, ed altre organizzazioni, manifestarono che era giunto il momento di finirla con l’attuale situazione. Finì la paura, bisognava terminare con l’impunità una volta per tutte. Erano necessarie 250 000 firme per abilitare il plebiscito, e se en raccolsero 340 000.
Alcuni giorni prima della realizzazione del plebisicto in Uruguay, la Corte Suprema di Giustizia ha determinato che la legge è incostituzionale nel caso di Nibia Sabalsagaray, una giovane maestra, militante comunista, che fu assassinata in un centro di tortura dove fu portata dopo essere stata scoperta mentre scriveva su un muro “Abbasso la Dittatura”.
Questo 20 ottobre è stata convocata la “manifestazione dell’ultimo 20”, migliaia di persone hanno riempito 18 de Julio, la strada principale di Montevideo. La maggior parte erano giovani, ciò dimostra che l’annullamento non è solo la fine di un capitolo triste della storia del Sud, ma anche l’inizio di un futuro migliore.
traduttrice: Giorgia Scurato
Foto: Radio Mundo Real
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