12 de junio de 2009 | Noticias | Anti-neoliberalismo | Derechos humanos | Industrias extractivas
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Dopo vari anni di sforzi legali, la compagnia anglo-olandese Royal Dutch Shell è stata costretta a pagare 15.5 milioni di dollari ai familiari degli attivisti che furono assassinati dalla dittatura nigeriana nel 1995, e che accusavano l’impresa di essere stata complice nelle morti.
Tra gli attivisti assassinati dal regime dittatoriale nel decennio degli anni ’90 vi è il conosciuto poeta Ken Saro-Wiwa, fondatore del Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni, che fu creato nel 1990 per protestare contro la contaminazione provocata dalle petroliere nei territori dell’etnia Ogoni.
Saro-Wiwa condusse le proteste e fu portavoce del Movimento, per questo fu perseguito e arrestato in varie occasioni, fino a quando il regime lo condannó a morte per impiccagione con la falsa accusa di omicidio, attraverso un processo in cui non si è potuto difendere.
Dal carcere il poeta aveva scritto un allegato di difesa che fu messo a tacere dalla dittatura nigeriana.
“Profondamente convinto della mia innocenza di fronte a false accuse, mi appello al popolo Ogoni, ai popoli del Delta del Niger e alle minoranze oppresse della Nigeria per far sì che si ribellino e lottino pacificamente per i propri diritti, Dio e la storia stanno dalla loro parte”, diceva parte del testo di Saro-Wiwa.
Il figlio dello scrittore stava tra i familiari delle vittime che portavano avanti l’accusa contro la Shell, appoggiata da una campagna chiamata ShellGuilty (Shell è colpevole, in italiano), integrata dalla federazione ambientalista Amici della Terra, da Oil Change International e dalla piattaforma Remember Saro-Wiwa Project (la cui traduzione in italiano è Progetto per Ricordare Saro-Wiwa).
Le organizzazioni hanno considerato che il risarcimento che Shell si è vista obbligata a pagare segnasse un precedente per altre imprese trasnazionali le quali devono rendere conto delle loro attività nei paesi in via di sviluppo.
Elizabeth Bast, Direttrice dell’area Programmi Internazionali di Amici della Terra Stati Uniti – paese nel quale era stata depositata la domanda contro la Shell – ha ricordato che questo caso non è l’unico portato avanti per la mala condotta della petroliera anglo-olandese nel Delta del Niger, dato che attualmente vi sono altri processi in corso.
“Shell sarà portata dal consiglio ai tribunali più volte, fino a quando non ammetta le ingiustizie che esistono alla base della crisi del Delta del Niger, e metta fine alla devastazione ambientale”, ha affermato la Bast, e ha aggiunto: “Le comunità, gli avvocati difensori dei diritti umani e gli attivisti continueranno chiedendo giustizia con la stessa determinazione e speranza che hanno dimostrato Ken Saro-Wiwa e il popolo Ogoni”.
traduttrice: Giorgia Scurato
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