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23 de agosto de 2010 |

Andiamo a scuola

La chiusura del Forum Sociale Americhe in Paraguay ha avuto la voce di popoli e governi

“Ci muoviamo alla ricerca di un altro paradigma di vita incentrato sull’uguaglianza, sul vivere bene, sulla sovranitá e sull’integrazione basata sul principio della solidarietá tra i popoli”, hanno ditto domenica i movimenti sociali latinoamericani a vari presidenti della regione, alla chiusura del IV Forum Sociale Americhe ad Asunción, Paraguay.

“Costruiamo alternative che partono dalle resistenze, dall’interrelazione di diverse prospettive anticapitaliste, antipatriarcali, anticoloniali e antirazziste”, hanno ditto in un’altra parte della dichiarazione finale, durante la manifestazione che si é tenuta domenica nel Centro Sportivo del Consiglio Nazionale dello Sport.

Circa 10.000 persone hanno partecipato al forum iniziato l’11 agosto nella capitale paraguaiana con diverse attivitá e rappresentanti di reti sociali principalmente latinoamericane.

La Vía Campesina, che é arrivata ad Asunción con la maggior delegazione, la
Convergenza dei Movimenti Popolari delle Americhe, Amici della Terra, varie
organizzazioni dell’Alleanza Sociale Continentale, tra le altre, sono state alcune delle reti presenti al forum, raggruppate nell’Assemblea dei Movimenti Sociali.

Alla manifestazione finale sono stati invitati i presidenti di Paraguay, Bolivia e Uruguay, Fernando Lugo, Evo Morales e José Mujica rispettivamente, che prima di prendere la parola hanno ascoltato dai rappresentanti dei movimenti sociali le conclusioni del loro incontro.

Il testo iniziava dicendo: “Riaffermiamo la nostra solidarietá e il nostro compromesso con il popolo paraguaiano, di fronte alla necessitá urgente di avanzare nel suo processo di cambiamenti profondi, verso il recupero della sovranitá sui propri territorio, beni comuni, risorse energetiche, nella concrezione della riforma agraria e della democratizzazione della ricchezza”.

Le reti stimano il progresso delle lotte sociali in America Latina e le conseguenti vittorie politiche, allo stesso tempo riconoscono che la destra si sta “riarticolando velocemente per frenare qualsiasi processo di cambiamento”.

“Denunciamo l’illegittimitá del presidente di fatto dell’Honduras, Porfirio Lobo”, dicono su questa linea, allo stesso tempo riconoscono la resistenza del popolo honduregno e appoggiano la sua lotta “per una rifondazione costituzionale che stabilisca una reale democrazia”. “Solidarizziamo con la lotta del popolo di Haití, che non ha bisogno di un intervento militare e di una occupazione economica per la sua ricostruzione”, aggiungono.

Una parte della dichiarazione finale del IV Forum Sociale Americhe risalta a sua volta la lotta ambientale dei movimenti sociali della regione. “La difesa dei beni naturali di fronte al capitalismo divoratore é diventata parte centrale dell’agenda di lotta di sempre piú organizzazioni popolari e movimenti sociali”, segnala. Poi esprime che “si rinforza un fronte commune contro la distruzione della natura e contro le false soluzioni dell’ ‘ambientalismo di mercato’ e del ‘capitalismo verde’, come i mercati di carbonio, gli agrocombustibili, i transgenici e la geoingegneria”

Tutte le voci

Da parte sua, al turno dei presidenti, l’uruguaiano é stato l’incaricato di rompere il ghiaccio con un messaggio corto. Ha segnalato che “dietro di noi, anche se non ce ne rendiamo conto, esiste una civilizzazione occidentale e aggressive che ha definito una forma di democrazia come l’unica possible nel mondo”. In contropartita, Mujica ha assicurato che “non esiste un modello, la lotta ha vari modelli perché ci sono vari popoli, razze, religioni, maniere di pensare nei confini della terra, e la vera lotta é imparare a convivere senza aggredire gli altri”. Il capo di stato ha difeso la diversitá e ha riconosciuto che l’America Latina é una regione “disgiunta” perché “non abbiamo ancora potuto fondare la nazione”. “Il cammino é lungo, il compromesso é lungo, la speranza é lunga, e grazie di esistere cari compatrioti”, ha salutato.

Subito dopo é stato il momento di Evo Morales, il quale ha considerato che la nuova bandiera di lotta dei popoli di America e del mondo é la difesa della madre terra e della vita contro il capitalismo.

Morales ha espresso la sua convinzione del fatto che ora “si fa la rivoluzione con la coscienza, con il voto, per realizzare profonde trasformazioni in America Latina e nel mondo, una rivoluzione democratica”. Ha manifestato che i forum sociali sono “una grande scuola, per noi e per voi, peró soprattutto una grande scuola, una lezione ideologica, culturale e programmatica per la nuove generazioni”.

Nel frattempo, dopo il Vertice Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, realizzata in aprile nella cittá boliviana di Cochabamba, il governo ha presentato le risoluzioni lí sorte all’ambito multilaterale di negoziazioni delle Nazioni Unite e ha fatto pressioni perché venissero prese in considerazione.

Morales ha anche fatto allusione al tema nella manifestazione di Asunción. “Invece di pensare a salvare la vita, riducendo le proprie emissioni di gas ad effetto serra, il capitalismo sta pensando di salvare e ampliare i propri affari con il mercato del carbonio, in particolare vincolato con i nostri boschi”, ha detto. “Al capitalismo non interessa la vita, non interessa il pianeta terra né l’umanitá”, ha aggiunto.

Il presidente boliviano ha rivendicato le risoluzioni di Cochabamba, come la
necessitá di limitare l’incremento della temperatura a un grado centigrado, che i paesi industrializzati riducano le proprie emissioni contaminanti piú del 50 per cento per il 2017 (rispetto al 1990), e che non vengano creati nuovi mercati di carbonio. Il cosiddetto “Acordó dei Popoli” di Cochabamba difende i diritti della madre terra, dei popoli indigeni e i diritti umani in generale, chiede la costituzione di un Tribunale Internazionale di Giustizia Climatica e che i bilanci di guerra e sicurezza degli stati sviluppati vengano destinati ad affrontare il cambiamento climatico.

Alla fine é stato il turno di Fernando Lugo. “La costruzione dell’unitá latinoamericana, della Patria Grande, della nostra Patria, che appariva come un sogno frustrato quasi due secoli fa, oggi é in corso qui in questo momento”, é stata una delle sue prime frasi.

Il capo di stato paraguaiano ha considerato che popoli e governi della regione hanno fatto sforzi considerevoli per recuperare i loro legittimi diritti al pieno esercizio dei loro beni naturali. Ha aggiunto che la lotta per la sovranitá e l’integrazione della regione sono pilastri fondamentali del cambiamento politico in America Latina.

Stiamo attraversando “un processo di approfondimento, riaffermazione e
consolidamento della nostra sovranitá”, ha detto Lugo. “Il recupero di questa sovranitá é l’unica garanzia del fatto che il processo di integrazione si sviluppi a beneficio dei popoli, e non solo come é stato fatto in passato a beneficio di gruppi privilegiati”, ha aggiunto. Alla fine ha sentenziato che “questa integrazione esige la partecipazione dei movimenti sociali e popolari come motore della costruzione di un modello economico, sociale, ambientale, basato sul rispetto dei diritti umani e della diversitá dei popoli”.

Foto: Radio Mundo Real

(CC) 2010 Radio Mundo Real

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