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15 febbraio 2010 | |

Razzismo scalzo

Fabrizio Garbarino, di Vía Campesina, denuncia la violenza xenofoba verso i braccianti rurali migranti nella UE

La violenza mafiosa sofferta da centinaia di lavoratori rurali migranti nel sud Italia giorni fa, ha reso visibile la situazione dei salariati temporali in Europa al punto di motivare una proposta di “sciopero di stranieri” per il prossimo 1º marzo. Un membro della Coordinazione Europea di Vía Campesina, Fabrizio Garbarino, ha parlato di questo con Radio Mundo Real.

Marca registrata

La città di Rosarno identificherà il suo nome con quello della violenza sistematica applicata contro salariati e salariate rurali che stagione dopo stagione cercano in Italia ciò che nega loro il proprio paese di origine: un sostentamento minimo.

Agli inizi del gennaio 2010 due delle centinaia di salariati che si trovavano precariamente in questa città, da dove andavano ogni giorno alle piantagioni, vennero attaccati selvaggiamente.

Questo attacco ha provocato una mobilitazione per le strade della città che è stata interpretata dall’organizzazione mafiosa “N’drangheta” come una sfida al suo controllo del territorio. In questo modo 53 persone risultarono ferite a causa degli scontri, 21 dei quali sono immigrati e 4 di loro hanno ricevuto colpi d’arma da fuoco. Le autorità locali di Rosarno hanno deciso di demolire la fabbrica abbandonata dove molti degli stranieri passavano la notte e portarli in piccoli gruppi a città vicine.
La firma mafiosa di questo episodio – che ha provocato una mobilitazione a Roma per la sicurezza dei salariati – è evidente: il sostituto procuratore alla Procura Nazionale Antimafia, Alberto Cisterna, ha affermato nella rivista Avvenire che sicuramente chi ha sparato agli immigrati sono uomini della N’drangheta per “dimostrare che sono loro che controllano il territorio”.
La violenza contro i “senza documenti” - come li chiamano nel governo di Silvio Berlusconi – sembra essere appoggiata dal discorso ufficiale e anche dalle politiche comunitarie, inclusa la Politica Agricola Comune (PAC).
“Nel sud Italia la disoccupazione è al 18%. Il lavoro deve andare agli italiani che vogliono e possono farlo, non agli immigrati clandestini”. La frase è del ministro di Silvio Berlusconi Roberto Calderoli e può essere interpretata come un appoggio alla violenza razzista.

Politica comunitaria di esclusione

Due settimane dopo dei fatti, La Coordinazione Europea di Vía Campesina ha convocato un incontro a Torino da dove ha denunciato come la PAC ha favorito la concentrazione e industrializzazione della produzione agricola a sfavore di contadini e contadine.

“Gli eventi di Rosarno fanno parte di una politica migratoria che non rispetta i diritti umani, una pratica purtroppo presente in tutta Europa e generata da una globalizzazione delgi interscambi economici a sfavore delle popolazioni e di una giusta distribuzione dei beni comuni”, segnala una comunicazione dell’organizzazione.
Al rispetto, un membro di Vía Campesina, Fabrizio Garbarino, ha affermato in un dialogo con Radio Mundo Real che il Parlamento Europeo non può restare al margine di queste situazioni che esplodono in tutto il continente.
Patrie lontane

Lo sciopero dei salariati rurali stranieri in Italia la promuove il gruppo “1º marzo 2010 – Sciopero degli Stranieri”, che ha scelto questo giorno ispirandosi a un’iniziativa di immigrati in Francia e che ha un profilo in Facebook con più di 11000 contatti, molti dei quali italiani.

La Coordinazione Europea di Vía Campesina appoggia questa misura e allo stesso tempo ricorda che la PAC prevede la creazione di un osservatorio del rispetto dei diritti dei lavoratori rurali de esige la sua implementazione.
Si calcola che in Europa esistano dieci milioni di persone che lavorano come salariati vincolati alla produzione agricola e in Italia la cifra raggiunge 1,3 milioni, spiega Garbarino. Per ogni salariato regolarizzato, altri 3 lavorano “in nero”.

La prima fonte di immigrati che lavorano nei campi della UE provengono dai paesi centro europei: Polonia, Ungheria, Romania e Ucrania. Ma anche salariati dall’Africa subsahariana, dall’Asia e dall’America latina arrivano ai campi spagnoli, italiani, francesi o portoghesi.

La Vía Campesina reclama alle autorità della UE di proibire agli stati di “aiutare o sovvenzionare gli sfruttamenti agricoli che non rispettano i propri obblighi come datori di lavoro”.

Fabrizio Garbarino racconta che la paura per le leggi sugli stranieri imperversa tra i migranti che lavorano nei campi e rende difficile la loro organizzazione.

traduttrice: Giorgia Scurato

(CC) 2010 Radio Monde Réel

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